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Beyene722644 Teologia
Pastorale Giugno,
2019 we have done the following topics in media education in accademic of 2018-219; 1) Personal Blog - Welcome
Ciao a tutti! Sono John Castillo, provengo dell'arcipelago del sud-est asiatico. Situato nell'Oceano Pacifico occidentale, consiste di circa 7.641 isole, Filippine, sono appartiene alla Piccola Opera della Divina Provvidenza (Don Orione). Ora, sto il mio secondo anno all'Istituto Pastorale, prendendo la licenza in teologia della comunicazione.
Un video promozionale sulle Filippine ...
Manila, in filippinoMaynila, nome completo Lungsod ng Maynila) è la capitale delle Filippine. È situata sulla costa est della baia di Manilasulla più grande delle isole delle Filippine, Luzón. Nonostante le sacche di povertà presenti, è una delle città più cosmopolite del mondo e la sua area metropolitana è il centro economico, culturale ed industriale del paese.
È il centro di una prosperosa area metropolitana con oltre 12 milioni di abitanti; l'area di Metro Manila, alla quale la città di Manila appartiene, è un'enorme metropolicostituita da 17 città e municipalità; la città stessa, con il suo milione e mezzo di abitanti, è la seconda città più popolosa delle Filippine. Soltanto Quezon, un'area suburbana nonché precedente capitale del Paese, è più popolosa
This is a kind stereotype video on a man who becomes a man of God, priest. It becomes viral in the Philippines society because a "rare" young man and so to say "good looking" at this time he chooses instead to become a priest rather than career man.
This episode was aired in the Philippines Television a GMA7 Network by an internationally awarded journalist and anchorwoman who is Ms. Jessica Soho.
Tagalog was the language used by the anchor.
Auto da compadecida è una commedia drammatica di Ariano Suassuna, scritta nel 1955 e rappresentata nel 1956. L'opera unisce elementi della popolare letteratura di cordel e del barocco-cattolico, mescolando cultura popolare e tradizione religiosa. Con questa opera, Suassuna raggiunse definitivamente la notorietà. Dall'opera è stato tratto il film O auto da compadecida del 2000. Il film è un classico brasiliano.
I personaggi: il vescovo e il prete forse saranno interessanti da analizzare nel nostro laboratorio sugli stereotipi. La scena del film🔝(link sopra) rappresenta un momento comico di quasi "litigio" tra vescovo e prete sulla divisione di una determinata somma di denaro (donata alla parrocchia per la celebrazione di una cerimonia) tra parrocchia e diocesi. 8) Fake News: 5 fake news politiche - Elezioni presidenziali Brasile 2018
Ogni rappresentazione è sempre una prospettiva sulla realtà, un punto di vista parziale
I MEME .Nel 1976 il meme viene definito dal biologo Richard Dawkins nei termini di “unità di trasmissione culturale”: come i geni sono gli elementi primari dell’informazione biologica che permettono il replicarsi e il mantenimento delle forme di vita (e la loro mutazione genera le variazioni evolutive), così la cultura sarebbe composta da minime unità di significato che danno vita - con la diffusione delle loro copie e delle loro variazioni - all’evoluzione della cultura umana. Questa ipotesi “evoluzionistica” della cultura è difficile da dimostrare (quali sarebbero questi significati primari che gli uomini comunicano e trasmettono?
In che modo si modificano?), ma molto suggestiva: è infatti possibile immaginare che esistano dei “mattoni culturali” di cui gli individui si servono per costruire nuovi “edifici culturali”. In questa ottica, il meme si definisce come «il singolo elemento di una cultura o di un sistema di comportamento, replicabile e trasmissibile per imitazione da un individuo a un altro o da uno strumento di comunicazione ed espressione a un altro» (Treccani).
Il protagonista, don Matteo Bondini, è il
parroco della chiesa di San Giovanni Battista di Gubbio, poi trasferito a quella di sant'Eufemia a Spoleto dalla nona
stagione. Grazie all'amicizia e alla collaborazione con il maresciallo dei
Carabinieri Nino Cecchini, riesce a intrufolarsi nei casi legali e criminali e
a risolverli grazie a un indizio decisivo, che arriva molto spesso per
intuizione innata e per la sua ampia conoscenza dell'animo umano. Don Matteo è
gentile e disponibile verso tutti e mostra una straordinaria capacità amorevole
verso le persone coinvolte nel caso, anche nei confronti degli assassini. Le
sue intrusioni non sono, però, molto gradite ai capitani che si susseguono nella
locale caserma dei Carabinieri, Flavio Anceschi, Giulio Tommasi e Anna
Olivieri: questi cercano di tenerlo lontano dalle indagini, ma alla fine
riconoscono sempre la bravura del sacerdote.
DON MARCO
Don Marco è un sacerdote molto intelligente. La morte del suo "padre spirituale" lo pone in
una situazione difficile: non solo deve prendere in consegna la vecchia
parrocchia di quest'ultimo, ma deve anche continuare il lavoro del defunto
sacerdote come cappellano nella prigione locale. Per la prima volta nella sua
vita, Don Marco si trova di fronte a coloro che vivono ai margini della
società. Presto il piccolo Picchio, orfano, diventa il suo amico sempre allegro. Don Marco aiuta il suo "nuovo gregge" come può; si occupa non solo dei carcerati, che portano con sé le loro tragiche situazioni da affrontare, ma anche le loro famiglie che hanno gravi problemi. Un giorno don Marco incontra Maria, la figlia di uno dei
carcerati, che è diventata una prostituta per pagare le spese legali di suo
padre. Quando la ragazza si innamora di lui, il sacerdote viene messo a dura
prova. Dopo una lunga serie di conflitti interiori, don Marco decide di continuare a vivere la sua vocazione da prete.
ARTICOLO: I preti “filtrati” dai mass media
Sacerdoti e stereotipi: la diocesi di Brescia ha analizzato i racconti mediatici sulla figura del prete prendendo lo spunto dalla visione comunitaria dell'ultimo film di Carlo Verdone.
CARLO VERDONE INTERPRETA "PADRE CARLO" NEL FILM "IO, LORO E LARA"
Può il cinema servire ancora per sondare l’animo umano e stimolare pensieri su ciò che viviamo? È possibile che un film ritorni ad essere strumento di dialogo con la comunità? Credo di sì, anche quando si tratta di preti. A Brescia, nei giorni scorsi, ci abbiamo provato proponendo ai sacerdoti diocesani una visione riservata della commedia di Carlo Verdone «Io, loro e Lara» , in programma nei cinema di tutta Italia. I preti (quelli veri) hanno aderito in una settantina. Parroci e vicari parrocchiali, sacerdoti di curia, novelli e monsignori in pensione hanno scelto di trascorrere una mattinata al cinema per «farsi due risate» , ma anche per riflettere insieme sull’immagine che del prete danno i mezzi della comunicazione sociale.
L’iniziativa dell’Ufficio per le comunicazioni sociali e del Sas (servizio assistenza sale della comunità) della diocesi si colloca nel contesto dell’Anno Sacerdotale e della diffusione del messaggio per la 44 ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che Papa Benedetto XVI ha dedicato al rapporto tra sacerdoti e media.
Ma torniamo alla visione bresciana.
«Come ci raccontano? Quale figura di noi viene costruita nell’immaginario collettivo dai preti in voga su piccolo e grande schermo? Cosa c’è di don Camillo, don Luca o don Matteo nella nostra vita? Quanto ci rappresentano e quanto dicono del nostro ministero e della nostra passione per il Vangelo?» . Domande legittime (da preti) soprattutto in un tempo dove la cultura sembra costruita dallo spettacolo e dove è facile giudicare per stereotipi.
I bresciani si sono così messi a confronto e l’occasione è venuta proprio dal film di Carlo Verdone. Questa commedia onesta, si presta proprio a farci capire come la gente ci vede. Nel film, la schietta umanità di don Carlo (Verdone, attore e regista) viene messa a dura prova quando dalla missione dove opera in Africa decide di tornare in Italia per prendersi un momento di riflessione sul suo percorso di fede. Al ritorno in famiglia però vive un’esperienza grottesca, con rapporti umani allo sbando: il padre che sposa la sua giovane badante moldava Olga; la sorella psicologa opportunista e isterica, il fratello cocainomane e Lara, la sorellastra dal carattere provocatorio, ma che si rivelerà migliore di quanto appare all’inizio. Tra questi e altri personaggi, tutti in balia di debolezze e manie, don Carlo si giocherà nei rapporti umani (dove forse il Signore lo chiama).
La platea ha apprezzato l’umanità con cui Verdone racconta il suo personaggio: «La figura del prete non viene banalizzata, ma presentata come un uomo di Dio tra gli uomini - ha commentato don Aldo Delaidelli di Roncadelle -: Carlo è un prete che vive drammi interiori esattamente come tutti gli esseri umani, a volte nella sua stessa famiglia». «È un film che ci provoca - ha spiegato don Gabriele Pedrina, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali di Padova chiamato a presentare la mattinata - : non è importante per il dibattito teologico, ma per il modo in cui viene descritto il protagonista» . Secondo Pedrina, Carlo non è un prete eccezionale come come ad esempio don Matteo, che merita attenzione perché fa l’investigatore, ma è un prete che vive la contemporaneità e che, ai clichè, sembra rispondere: «Ma è davvero questo che pensate di me?» .
Verdone offre al pubblico un prete onesto che anche per questioni complesse come la castità, come ha sottolineato don Renato Piovanelli di Rezzato, «ammette la sua fragilità pur rimanendo vigile, senza permettere che questa degeneri nel peccato» . «Un sacerdote che si chiede se la comunità lo consideri un prete o lo veda più come una persona che ascolta, su cui riversare le proprie grane - ha aggiunto don Delaidelli - . È un prete alla portata di tutti: non un santo, non un asceta, ma un uomo con le sue debolezze che deve mettersi in gioco nelle relazioni quotidiane» .
Una critica al film? Qualcuno dei presenti sottolinea che «don Carlo è un prete che, forse, manca un po’ di spiritualità» . Le conversazioni di don Camillo con Dio, attraverso il crocifisso, forse sarebbero potute apparire superate, ma nel film sembra che Carlo non senta mai il bisogno di fermarsi a pregare. « Sarebbe potuto essere anche altro, rispetto a un prete» , è stato un commento. E c’è chi ha chiesto «Io, loro e Lara... e Dio?».
Questo in un film che, in quanto mediazione culturale, ha permesso, stavolta ai preti, di ritrovarsi un po’ di più - quasi a dire - «quel prete, pur con qualche difetto, è un po’ uno di noi soprattutto quando nel nostro ministero siamo accanto alle famiglie in difficoltà, con i giovani inquieti, con gli anziani soli e ci sforziamo di dire loro una parola di vita e di speranza» . Il fatto, poi, di averlo condiviso li ha aiutati a prenderne coscienza e forse a desiderare che anche gli altri - quelli che i preti li raccontano - conoscendoli imparino a comunicarli con più verità.
LA
SUORA PIÙ FAMOSA D’ITALIA: SUOR ANGELA
Suor Angela, insieme
alle sue consorelle, gestisce un convitto che
ospita ragazze e persone provenienti da scenari diversi. Qui si trova anche
un bar, l'Angolo Divino, un punto di
ritrovo comune che porta il loro tranquillo convento ad
essere frequentato da diversi personaggi ogni episodio. Questo fa sì che suor
Angela entri in contatto con le loro vicende quotidiane e venga coinvolta nei
loro problemi.
Suor
Angela interpretata da Elena Sofia
Ricci è la protagonista della serie. All'anagrafe Lorenza Rapetti,
ha preso i voti dopo aver scontato in carcere una pena detentiva per rapina a
mano armata e concorso in omicidio. Suor Angela è una donna spontanea e fuori
dal comune, che ha trasformato il proprio convento in un convitto per ragazze,
con tanto di bar. Il suo carattere impiccione la spinge a "ficcare il
naso" nelle indagini dell'ispettore di polizia Marco
Ferrari, il cui passato è legato a quello della suora. Rivela infine all'ispettore
di aver partecipato alla rapina in cui è morto suo padre; l'uomo, dopo un
iniziale allontanamento, decide di perdonarla. Quando Marco sceglie di
andarsene dal convento dopo essere stato rifiutato per l'ultima volta da
Giulia, ragazza del convitto, suor Angela riesce a farli ricongiungere e a
farle dire che sua figlia è anche figlia di Marco. In seguito, suor Angela
trasforma il convitto in una residenza universitaria. Manuela, una sua amica ed
ex moglie dell'avvocato Guido Corsi, prima di morire le affida il figlioletto
Davide, che lei a sua volta dovrà affidare allo stesso Guido. Per far sì che
quest'ultimo accetti, fa in modo che diventi il tutor della residenza. La nuova
missione di suor Angela, adesso, è fare in modo che Guido riconosca Davide come
suo figlio. Riesce alla fine nel suo intento, facendo in modo che Guido e
Azzurra diventino la sua famiglia. Dopo il trasferimento a Fabriano,
suor Angela va a insegnare in un liceo e si "immischia" nei problemi
dei suoi alunni e di quelli delle ragazze del convento. Tempo dopo a Fabriano
arriva sua nipote Monica e suor Angela la aiuterà nella sua relazione con Nico,
nuovo avvocato dopo il trasferimento di Guido a Londra. Aiuterà inoltre Azzurra
a instaurare un rapporto con la figlia adolescente Emma, da lei abbandonata
quando era giovane.
2 FILM CON STEREOTIPI DI TIPO RELIGIOSO
1. SISTER ACT
Deloris Van Cartier è l'esuberante solista di
un trio musicale femminile in stile anni '60, The Ronelles (parodia
delle Ronettes),
che si esibisce al Moonlight Lounge a Reno,
in Nevada.
Il proprietario del casinò è l'amante di Deloris, Vince LaRocca, con il quale
litiga puntualmente perché l'uomo, che è sposato, rifiuta di divorziare,
nonostante continui a dirle di amarla davvero e di voler stare con lei; ciò che
Deloris non sa è che Vince è anche un pericoloso boss criminale, coinvolto in
ogni sorta di attività illegale.
Una sera,
dopo l'ennesimo litigio, Deloris e Vince si lasciano in malo modo. L'uomo, per
farsi perdonare, le regala un visone, che poi Deloris scopre appartenere alla moglie
di lui, Connie. Offesa da questo gesto superficiale, la donna va nel suo
ufficio per restituirglielo e scaricarlo definitivamente, ma finisce con
l'assistere involontariamente all'esecuzione dell'autista di Vince, colpevole
di aver fatto una soffiata alla polizia il giorno prima. Deloris si dà alla
fuga; Vince le sguinzaglia dietro i suoi due tirapiedi, Willy e Joey, ma
Deloris riesce a salvarsi e a raggiungere la stazione di polizia.
Il tenente
Eddie Souther mette al corrente Deloris delle attività criminali di Vince e le
chiede di deporre contro l'ex amante in qualità di testimone chiave; il
processo, però, si terrà solo di lì ad un paio di mesi e Deloris, nel
frattempo, dovrà rimanere nascosta sotto falsa identità nel convento di Santa
Caterina, a San Francisco. Così Deloris, nonostante molte
proteste e la titubanza della stessa Madre Superiora del convento, diventa suo
malgrado una suora, assumendo l'identità di “Suor Maria Claretta”.
La vita
monastica non fa decisamente per la donna, che sin dall'inizio si rivela
insofferente alle rigide regole e all'atmosfera tranquilla del convento, ma,
grazie al suo carattere estroverso, la finta suora stringe ben presto amicizia
con tre consorelle, la simpatica Maria Patrizia, la timida novizia Maria
Roberta e la burbera Maria Lazzara. Un giorno, a seguito dell'ennesimo richiamo
per indisciplina, la Madre Superiora dispone che Maria Claretta potrà restare
nel convento ad una condizione, ovvero entrare a far parte dello scalcagnato
coro del Santa Caterina. Così facendo, la Madre Superiora spera di riuscire
finalmente a mettere un freno alla scatenata Maria Claretta, ma anche che
l'esperienza della finta suora come cantante sia d'aiuto per il coro. Maria
Claretta, che ha avuto modo di assistere alle orribili prestazioni del coro, ne
è tutt'altro che entusiasta, ma accetta. La domenica successiva, a messa, il
coro, che nel frattempo ha eletto Maria Claretta come nuova direttrice,
sorprende tutti intonando splendidamente il Salve Regina Coelitum ed
esibendosi subito dopo in una versione dello stesso inno rielaborato in
tono gospel e rock.
La Madre
Superiora è furibonda e ordina che Maria Lazzara riprenda la direzione del
coro, com'era prima dell'arrivo di Maria Claretta, ma il parroco Monsignor
O'Hara, che ha celebrato la Messa, è rimasto estasiato da come il coro sia
riuscito persino a richiamare i passanti in chiesa con la propria esibizione.
Maria Claretta coglie la palla al balzo e convince il Monsignore a permettere
alle suore del convento di dedicarsi a migliorare la vita nel quartiere. La
celebrità del coro attira persino una troupe televisiva e Deloris evita per un
pelo di farsi riprendere dalle telecamere. Souther la raggiunge al convento per
farle una ramanzina e, una volta chiarite le cose, assiste ad una delle
esibizioni del coro, che quella domenica presenta una versione gospel di My
Guy (rielaborata con il titolo “My God”). Dopo la Messa, Monsignor
O'Hara informa le suore che il Papa in persona, impegnato in quel momento in un
viaggio apostolico negli Stati Uniti, ha chiesto di poter assistere egli stesso
ad un'esibizione del coro la domenica successiva. La Madre Superiora vorrebbe
che per l'occasione il coro si attenesse ad uno stampo più tradizionale, ma
tutte le suore appoggiano lo stile di Maria Claretta. La Madre Superiora
successivamente convoca Maria Claretta nel suo studio, dove le comunica la sua
intenzione di dimettersi. Il tenente Souther, in quegli stessi istanti,
telefona a Maria Claretta e le comunica che il processo è stato anticipato e
che, quindi, potrà uscire dal convento in tempi brevi. La donna, dopo la
telefonata, è visibilmente scossa e malinconica, poiché si era affezionata al
convento e alle sue consorelle. La notte stessa le amiche di Maria Claretta si
radunano in cucina per mangiare gelati.
Il
tenente, nel frattempo, è impegnato nella ricerca di una talpa al dipartimento
di polizia che sta rivelando a Vince i nascondigli di tutti i testimoni. La
spia si rivela essere il detective Tate. Prima di essere arrestato, comunque,
egli fa in tempo a rivelare a Vince che Deloris si trova al convento di St.
Katherine. Souther allora corre al convento a prendere Deloris, ma lei non
vuole abbandonare le consorelle prima del concerto; tentando di sfuggire a
Souther, viene catturata da Willy e Joey insieme a Maria Roberta. Quest'ultima
riesce a scappare e informa Souther che i malviventi stanno portando Deloris
al Moonlight Lounge. La Madre Superiora, a questo punto, è
costretta a rivelare alle consorelle la vera identità di Suor Maria Claretta.
Dopo una breve discussione, le suore del convento decidono di andare loro
stesse a Reno per salvare la loro amica.
Al casinò,
intanto, Deloris è fatta prigioniera da Vince e ordina ai suoi scagnozzi di
ucciderla. Willy e Joey però non se la sentono, affermando che Deloris sia
davvero una suora, nonostante Vince stesso dichiari che la donna non lo sia
affatto. Deloris successivamente riesce a scappare. Vince e i suoi due
scagnozzi le danno la caccia per tutto il locale, ma l'arrivo delle suore del
St. Katherine li manda completamente in tilt. Alla fine, i malviventi riescono
a intrappolare tutte le suore, ma Souther neutralizza Vince un momento prima
che questi uccida Deloris. Vince, Willy e Joey vengono così finalmente
arrestati.
Infine, il
concerto per il papa ha luogo: le suore, dirette un'ultima volta da Deloris,
intonano I Will Follow Him, riscuotendo un successo trionfale e
venendo acclamate da tutti, inclusi il Pontefice e la Madre Superiora, che ha
infine riconosciuto la ventata di positività portata da Deloris nel convento.
Durante i titoli di coda, si vedono le copertine di numerose riviste che
mostrano come Deloris, a seguito della sua singolare vicenda, sia divenuta una
celebrità.
2. SE DIO VUOLE
Tommaso, uno stimato cardiochirurgo, vive con la moglie Carla,
affascinante ma ormai sfiorita come gli ideali in cui credeva e segreta
alcolizzata che adotta bambine/i a distanza. Tommaso e Carla hanno due figli:
Bianca, che abita nell'attico accanto insieme al marito Gianni Malloni, agente
immobiliare, ed Andrea, iscritto alla facoltà di medicina.
Andrea
però sembra cambiato: è spesso chiuso nella sua stanza e la sera esce senza
dire a nessuno dove va. Il padre una sera lo osserva incontrarsi con l'amico
venutolo a prendere in motorino e ipotizza che Andrea sia gay. Avendo il
ragazzo comunicato a cena che la sera dopo vuole fare un annuncio alla
famiglia, il padre raduna moglie, figlia e genero per convenire che avrebbero
preso la novità con stile offrendo ad Andrea tutta la loro benevolenza. Ma la
sera dopo Andrea, radunata la famiglia, dichiara di voler diventare sacerdote.
Attoniti i familiari cercano di agire come convenuto ma hanno difficoltà e per
Tommaso, ateo convinto, un figlio prete è un duro colpo. Mentre finge di dargli
appoggio totale, decide di capirci di più e inizia a seguirlo di nascosto
insieme al genero Gianni, che l'aiuta. Arriva così a Don Pietro: è lui ad aver
fatto il lavaggio del cervello a suo figlio.
Intanto
Bianca per solidarietà al fratello inizia a leggere i vangeli, guarda film
religiosi e arriva a rifiutare rapporti intimi con il marito se non a scopo
procreativo. Ha una forte lite con il padre al quale rimprovera di averla
sempre giudicata e mai amata per quello che era.
Approfittando
dell'assenza di Andrea, in ritiro in un monastero, Tommaso, sotto mentite
spoglie, comincia una vera e propria guerra senza esclusione di colpi per
smascherare la dubbia fede del prete: si finge povero, con una moglie che lo
picchia e un fratello con disturbi cognitivi e chiede aiuto al prete; quando la
messinscena sembra finita, tornando a casa il chirurgo va a vedere Andrea nella
sua stanza e lo trova in compagnia proprio del prete, il quale non lo smaschera
davanti ad Andrea, ma in terrazzo gli chiede il perché delle bugie. Tommaso gli
dice che Andrea non può buttare la carriera da medico per seguire una cosa che
nemmeno esiste. Allora Don Pietro per penitenza chiede a Tommaso di essere a
sua disposizione ogni giorno per un mese, per fare insieme a lui i lavori nella
piccola chiesa che sta rimettendo a posto. Tommaso deve accettare. Durante
questo mese Tommaso, che inizialmente crede che Don Pietro sia un uomo losco e
immorale, si ricrede conoscendolo, capendo che è un prete buono, gentile e
disponibile.
Intanto
Carla non sopporta più la situazione e si trasferisce nella stanza della
domestica Xenia e non vuole saperne del marito. Tommaso inizia così un percorso
dentro di sé, riscoprendosi e arrivando a dubitare delle sue ferree
convinzioni. Le giornate con Don Pietro diventano puntuali appuntamenti dove
evolve e da lì nasce una vera amicizia con il sacerdote. Inizia quindi a
confidarsi ed a chiedergli consigli su come affrontare la situazione che sta
vivendo in casa. Proprio in una di queste occasioni, Don Pietro lo porta in un
posto dove rivela al medico le sue convinzioni di fede e che lui si è fatto
prete dopo 8 anni di carcere. Tommaso è comunque un uomo cambiato. Arriva il
giorno in cui finisce il lavoro da Don Pietro: Tommaso cerca di offrirsi per
continuare a rimettere a posto la chiesetta, ma Don Pietro è irremovibile.
Tommaso una volta tornato a casa decide di affrontare il figlio ed entra nella
stanza di Andrea ma lo trova con una ragazza in atti amorosi. Andrea gli spiega
di aver cambiato idea, ma che proprio per questo non ne aveva parlato con lui
per il timore di deluderlo. Tommaso gli dice che non c'è niente di male nel
cambiare idea e che lui stesso lo fa spesso, è un uomo cambiato. Divertito,
pensa a quando Don Pietro lo saprà ma scopre che Andrea glielo aveva già detto
un mese prima: quando Don Pietro era venuto a trovarlo gli aveva sconsigliato
di diventare sacerdote, perché non sembrava fatto per quel mestiere. Tommaso
capisce il gioco del prete e prova a chiamarlo, proprio mentre Don Pietro è in
motorino e viene investito da un furgone.
Tommaso,
arrivato in ospedale, scopre che Don Pietro ha avuto un incidente e deve essere
operato ma, ormai diventato suo grande amico, rifiuta di assistere
all'operazione condotta dal collega constatando che le lesioni riportate sono
molto gravi e che difficilmente il prete si riprenderà. Tommaso allora,
fortemente dispiaciuto, finisce i lavori nella chiesa e torna nel posto in cui
Don Pietro gli aveva rivelato i suoi segreti, sperando che il suo amico si
riprenda presto e che tutti i problemi si risolvano.